La Visione del Cuore

17.05.2022

Quando si pensa al cuore si pensa all'organo fisico oppure a qualcosa di romantico. 

Con l'espressione "avere cuore" s'intende solitamente una persona benevola, che aiuta le vecchiette ad attraversare la strada e difende i famosi "diritti dei più deboli".In pratica, nell'accezione comune, la persona "di cuore" è una persona come tante altre, addormentata esattamente come le altre... però più buona.


Invece non è per niente così. L'apertura del Cuore è una condizione di coscienza ben precisa, conseguibile grazie a un costante lavoro (nei miei libri ne parlo), che consente di vedere la realtà per ciò che veramente è, al di là dei condizionamenti inconsci che ci caratterizzano fin da bambini e che influenzano la nostra percezione dei fatti e delle persone.


Ognuno di noi dà per scontato di poter vedere la realtà oggettiva - ossia, per come realmente è - e di possedere pareri differenti rispetto a quest'unica realtà oggettiva che, di base, resta comunque uguale per tutti. 

Invece ognuno costruisce intorno a sé, fin da bambino, una "bolla di realtà", una realtà personalizzata - solo in parte coincidente con le bolle di chi lo circonda - che deciderà il suo carattere, le sue preferenze sessuali, la sua salute fisica e i suoi comportamenti rispetto agli altri. Questo ammasso di meccanismi acquisiti nei primi anni di vita, ognuno di noi lo chiama "se stesso" e fa di tutto per difenderlo. Difendiamo, cioè, la nostra stessa psico-prigione.

Ci fa male, ci sta scomoda, ma è tutto ciò che conosciamo.


Il punto è che tutto questo non è reale, ma fa parte di ciò che nella prima lezione abbiamo chiamato "meccanicità", ossia la creazione, da parte della nostra macchina biologica, di una visione della realtà "privata" nella quale resta essa stessa invischiata. 

E nel momento in cui ci identifichiamo con la nostra macchina, ne restiamo invischiati anche noi: soffriamo con lei, ci deprimiamo con lei, festeggiamo con lei.


La liberazione consiste nel lavorare su di sé fino a realizzare un'apertura di Cuore che ci consente di saltar fuori dallo psico-penitenziario e dare almeno uno sguardo a "ciò che c'è oltre", il cosiddetto Regno dei Cieli, che trasforma la psico-prigione in uno splendido e avventuroso pianeta-scuola. A quel punto la nostra visione degli altri e degli eventi viene ribaltata di 360 gradi in un modo che adesso non possiamo nemmeno immaginare, in quanto "non abbiamo occhi per vedere". Il Cuore è una porta.


Ogni macchina biologica possiede le sue maschere: 

io sono intelligente, io sono un esoterista, io sono gay, io sono una che si fa rispettare, io sono inadatto, io sono di sinistra, io non sono mai all'altezza, io sono handicappato, io amo gli animali, io sono pacifista, io non sopporto quando... io non sopporto chi... io non sopporto quelli che... e così via.... 

Quando gli altri non rispettano le nostre aspettative di comportamento o addirittura ci offendono apertamente, in verità stanno dando delle picconate alle nostre maschere, ma noi anziché cogliere l'occasione per osservarle e disfarcene, le difendiamo a pugni chiusi.


La Fiamma del Cuore non viene dalla mente. 

Non la si provoca, ma se ne viene rapiti. 

Non ci sono esercizi, pratiche o tecniche basate sulla volontà che ci possano condurre passo passo all'apertura del Cuore, altrimenti la liberazione sarebbe appannaggio solo di ragionieri con una grande forza di volontà. Il lavoro su di sé si limita a portare più presenza - più coscienza - in corrispondenza dei fatti quotidiani, in particolare di quelli che mettono in crisi le nostre mille maschere, le nostre reazioni meccaniche/emotive agli eventi della vita.
Il dolore, quando viene associato a una ferma presenza nel qui-e-ora... costringe il cuore a dischiudersi... un po' alla volta, in maniera non prevedibile né programmabile.

Allora finalmente si spalanca la realtà.


Salvatore Brizzi

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